Cre-Animalità

Anche gli animali sono creativi?

* di Maria Elide Vanutelli *

Possiamo dire senza troppi indugi che il nostro gruppo di ricerca ha un debole per un argomento in particolare: la creatività. Un tema divertente, sempre nuovo e mai noioso, con infiniti sviluppi sia teorici, che toccano la filosofia, la psicologia, il benessere, le neuroscienze, ma anche importanti ricadute pratiche. La creatività in senso cognitivo, infatti, è una competenza allenabile che consente all’individuo di pensare soluzioni alternative ai problemi, di adattarsi alle richieste dell’ambiente, di sviluppare molte idee diverse, utili e originali. In questo senso, quindi, costituisce non solo uno stimolo intellettuale, ma anche un valido strumento per supportare le potenzialità della persona, per indurre un senso di benessere e di auto-efficacia, e stimolare tutte le altre funzioni cognitive. E questo per quanto riguarda il livello individuale. Esiste, tuttavia, un’altra dimensione più ampia, collettiva e sociale della creatività, in cui la capacità di adattarsi e di essere innovativi sembra quasi diventare un tratto distintivo dell’essere umano, una specie in grado di volgere verso il futuro anticipandone potenzialità, ma anche richieste.

Tuttavia, se consideriamo la creatività come una capacità che darwinianamente ci ha consentito di sopravvivere a tutte le circostanze che ci si sono presentate, sembra difficile pensare che l’essere umano sia l’unica specie a poterne godere i benefici. È possibile, dunque, parlare di creatività negli animali non umani? È sicuramente opportuno iniziare con alcuni punti di cautela: ovviamente la definizione di creatività deve essere adattata alle possibilità cognitive di ogni specie. Non troveremo mai indizi di pensiero (e comportamento) creativo se lo definiamo da un punto di vista antropocentrico (che peraltro contiene ancora molta confusione), tanto meno se lo osserviamo e misuriamo con gli stessi criteri. Proviamo ad attenerci alla definizione più generale e condivisa: è creativo un comportamento che rappresenta qualcosa di nuovo o innovativo, che al contempo si rivela utile e rilevante per gli scopi dell’individuo.

Ci sono, infatti, molti studiosi di psicologia comparata che hanno evidenziato diversi atteggiamenti negli animali che possono essere definiti “creativi”. Lasciamo da parte le pratiche di addestramento; mi riferisco in modo particolare a osservazioni naturalistiche di comportamenti spontanei. Di come alcune specie invasive di uccelli riescano ad adattarsi più velocemente ai nuovi territori perché utilizzano tecniche di caccia nuove: ad esempio quella di affogare le proprie prede nell’acqua, non potendo contare su altre risorse, e utilizzando probabilmente quello che noi definiremmo “effetto sorpresa”. Sono stati riferiti anche comportamenti molti scaltri per proteggere il proprio nido, come quello di fingersi feriti e vulnerabili per attirare i predatori lontano dal proprio nido. Davvero molteplici sono, poi, i comportamenti creativi osservati all’interno dei rituali di accoppiamento: ad esempio, la buona riuscita del corteggiamento dei bowerbird australiani si basa sulla bravura degli esemplari maschi nel costruire nidi elaborati. Più sgargiante è il nido, più elevata è la probabilità di successo. La cosa interessante, tuttavia, è che questi uccelli mostrano una preferenza per l'unicità; essi, infatti, decorano i nidi con dei fiori non comuni, che non si possono trovare nelle aree limitrofe. Esiste, inoltre, una specie di raganella che vive nelle aree urbane di Taiwan che usa i tombini per aumentare il volume e la durata dei propri vocalizzi d’accoppiamento, acquisendo un elevato vantaggio riproduttivo. Questo fenomeno è stato definito “megafono di accoppiamento”.

Un interessante punto di vista sulla creatività negli animali non umani è quello proposto da Kaufman e Kaufman (2004), i quali hanno teorizzato una sorta di piramide tripartita per categorizzare i comportamenti creativi degli animali, da un livello più semplice che riguarda la capacità di riconoscere la novità, passando per l’apprendimento per osservazione, fino ai comportamenti innovativi. La capacità di riconoscere uno stimolo come nuovo è presente in moltissime specie animali, e può essere inferita dalla presenza di una progressiva abituazione, e de-sensibilizzazione, ad ambienti e materiali, inclusa la presenza dell’uomo. Uno degli esempi più chiari dell’apprendimento per osservazione, invece, consiste in un comportamento, ora considerato tradizionale, del macaco giapponese: quello di lanciare le patate nell’acqua per lavarle. Inizialmente questa azione fu osservata improvvisamente in un esemplare femmina, e si diffuse presto tra tutti gli altri membri del branco, fino a diventare una consuetudine. Si può considerare, invece, un comportamento innovativo quello della scimmia cappuccino faccia bianca che usa delle bacchette per attaccare i serpenti velenosi, o ancora l’abitudine degli scimpanzé di usare le foglie per spostare gli insetti che stanno per pungerli. Ancora più interessante il comportamento sviluppato nelle aree urbane da alcuni uccelli che hanno cominciato a volare in corrispondenza dei sensori per aprire le porte automatiche dei bar e ottenere del cibo.

Gli esempi riportati (ce ne sono davvero tantissimi!) fanno pensare che, inserendo il tema della creatività animale in un’appropriata cornice teorica e metodologica, non ci sia ragione di pensare che l’essere umano sia l’unico animale dotato di pensiero creativo. È auspicabile, quindi, che la ricerca volga maggiormente l’attenzione a forme non umane di creatività allo scopo di arricchire e complessificare in senso evolutivo e comparativo il tema, evidenziando punti comuni e specificità di questa affascinante capacità cognitiva.

Per approfondire:

Bailey, A. M., McDaniel, W. F., & Thomas, R. K. (2007). Approaches to the study of higher cognitive functions related to creativity in nonhuman animals. Methods, 42(1), 3-11.

Kaufman, J. C., & Kaufman, A. B. (2004). Applying a creativity framework to animal cognition. New Ideas in Psychology, 22(2), 143-155.

Kaufman, A. B., & Kaufman, J. C. (2014). Applying theoretical models on human creativity to animal studies. Animal Behavior and Cognition, 1(1), 78-90.

Wiggins, G. A., Tyack, P., Scharff, C., & Rohrmeier, M. (2015). The evolutionary roots of creativity: mechanisms and motivations. Philosophical Transactions of the Royal Society B: Biological Sciences, 370(1664), 20140099.