Res(is)stiamo liberi

di Clara Esposito

«L’epidemia, in certi paesi, ha lasciato un ricordo pauroso. Mancavano i dottori, i medicinali e il cibo. […] Le morti superavano quelle della guerra.»[1]

 

In queste brevi frasi, tratte da La Storia, si parla di un ricordo: il ricordo di una delle più grandi pandemie mai viste dall’umanità, l’influenza spagnola. Mai come oggi, queste parole possono dirsi attuali: mentre nel romanzo un lasso di tempo separa quei dolorosi momenti dal presente del narratore che racconta, noi, nella nostra realtà contingente, non abbiamo la fortuna di distanziarci dalla pandemia del Covid-19, guardandola da un posto privilegiato, il luogo di chi ce l’ha fatta; in questa tragedia, noi siamo ancora immersi, ancora rinchiusi e ancora imprigionati, in balìa dell’alternanza tra paura e speranza. La nostra vita, incredibilmente, è entrata in stallo, bloccata in un loop temporale mai visto, al limite dell’assurdo e dell’incredibile: le scuole e le università hanno prolungato le vacanze di Carnevale fino a chiudersi definitivamente, le manifestazioni di qualsiasi tipo sono state sospese, così come l’apertura dei cimiteri e man mano di giardini pubblici, negozi vari e centri sportivi; si è rimasti isolati dal mondo e non solo: prima la chiusura di regioni, e poi di comuni, ha indotto la popolazione al #iorestoacasa nazionale, mentre blocchi aeroportuali hanno impedito il collegamento esterno, chiudendo temporaneamente le frontiere. Limitazioni sono state imposte a lavoratori di qualsiasi tipo, a celebrazioni religiose e a programmi televisivi con pubblico.

In questa nuova vita – lontanissima dalla frenesia quotidiana alla quale ci sentiamo abituati – siamo stati invasi, in maniera violenta e prorompente, dalla noia, il taedium vitae, il male più grande dell’umanità che ci ha atrofizzati, demoralizzati e spaesati. Le domande più comuni che rivolgiamo a noi stessi o al resto dei coinquilini in quarantena sono: “cosa facciamo?” “come riempiamo il tempo?”; varie e molte sono le risposte che ci siamo dati e, dunque, i modi che abbiamo trovato per occupare l’enorme quantità di tempo libero di cui disponiamo: c’è chi decide di allenarsi adeguandosi agli spazi domestici, chi si dedica alla cucina, chi riprende a dipingere, chi fa un puzzle, chi si immerge in serie tv o film e chi decide di portarsi avanti con lo studio. Una validissima alternativa a queste altre forme di intrattenimento può essere la lettura: perché non lasciarsi cullare dalle profonde parole delle raccolte poetiche o dall’empatico coinvolgimento di un romanzo o di un racconto? La classica voglia umana di volere il contrario di quello che si ha, ci costringe a desiderare – oggi più che mai – la libertà, il viaggio, l’esterno; la lettura, è risaputo, è un ottimo modo di ovviare all’oppressione, alla chiusura e alla costrizione: grazie ad essa il bisogno umano d’evasione viene soddisfatto, l’immaginazione si amplia trasformandosi in fantasia, e rendendo l’uomo libero. Basta la lettura di poche righe per trasportare il lettore lontano dalla sua quotidianità, per catapultarlo in luoghi esotici, nella Roma imperiale o nella stazione spaziali di Plutone. La lettura è un viaggio, sia in termini spaziali che temporali: è incredibile come il lettore, solo ed esclusivamente con la mente e la parola, possa percorrere strade, abitare storie, conoscere persone, esperire emozioni, vivere amori e condividere tristezze, senza muovere un passo dal proprio divano. Leggere porta con sé, come ben si può immaginare, numerosi vantaggi che vanno dall’ampliamento del proprio vocabolario alla maggiore conoscenza di sé stessi; mediante quest’atto culturale il lettore può raggiungere un sapere strumentale utile a combattere la patina d’ignoranza della quale si sente portatore, può trovare dei modelli di vita e degli esempi esistenziali da seguire nel cammino della propria costruzione identitaria, oppure può fare esperienza di emozioni e storie umane, più o meno simili alla propria realtà. Allo stesso modo, l’individuo che legge può acculturarsi, passo fondamentale e significativo per sentirsi parte del gruppo “società” e cittadino sociale, e può ripristinare la propria salute fisico-mentale riducendo, ad esempio, il tasso di stress; lungo questa via – e seguendo l’uso del libro a livello psicoterapeutico – egli può usare il tempo donatogli da Covid-19 per elaborare, metabolizzare e, soprattutto, accettare certi fantasmi esistenziali quali lutti, divorzi, malattie o semplici litigi di coppia. In un modo o in un altro, ogni motivo finora evidenziato è ricollocabile alla vasta categoria dell’auto-miglioramento: dedicare del tempo a sé stessi, rallentando il flusso veloce ed ingovernabile che è la solita vita per cercare di fare chiarezza sulla e nella propria esistenza, in merito a obiettivi, sogni, desideri, aspirazioni e attese può essere veramente una delle poche note positive di questo periodo d’isolamento. Altri vantaggi legati alla lettura riguardano l’aspetto prettamente cognitivo: leggere è, infatti, una tra le attività più efficaci per mantenere il cervello attivo, vivo ed allenato; è noto che tale attività sia in grado di accrescere la produzione di immagini mentali: in un certo senso, aiuta quindi l’uomo a organizzare meglio la propria mente e la propria memoria, oltre che arricchirlo di informazioni e conoscenze nuove. Leggere o ascoltare una lettura permettere l’aumento dei tempi e delle capacità attentive e mnemoniche, oltre che ovviamente sviluppare la capacità d’ascolto – soprattutto nei soggetti più piccoli che ascoltano una lettura a voce alta. Qualsiasi lettore, attraverso l’atto della lettura, espande la propria curiosità e quindi attiva interessi e bisogni conoscitivi prima sconosciuti: si innesca perciò un circolo vizioso, stavolta positivo, in cui ogni lettura chiama a sé un’altra lettura, in un ciclo più o meno infinito.

Poco, quindi, può trattenere qualcuno dal leggere: il tempo ora c’è, forse – per molti – fin troppo: la cosa forse che l’umanità dovrebbe davvero imparare a fare è quella di vederlo mezzo pieno il bicchiere, di trovare il positivo di ogni situazione, anche laddove esso sembra essere inesistente, perché, in realtà, il buco temporale di cui il Covid-19 ci sta facendo dono, potrebbe davvero rivelarsi una grandissima possibilità.



[1] Morante E, La Storia, Torino, Einaudi, 1974, p.33